16.35 – IL SERMONE PROFETICO VIII: PORTENTI E MIRACOLI (Matteo 24.23-25)

16.35 – Il sermone profetico 8: PORTENTI E MIRACOLI (Matteo 24.23-25)

 

23Allora se qualcuno vi dirà: «Ecco, il Cristo è qui», o: «È là», non ci credete. 24Sorgeranno infatti falsi cristi e falsi profeti e faranno grandi portenti e miracoli, così da indurre in errore, se possibile, anche gli eletti. 25Ecco, io ve l’ho predetto.

 

Anche queste sono parole già affrontate, ma la vastità dei contenuti che sottintendono ci consente comunque altri approfondimenti. Sono convinto che qui Gesù, come confermato dal verso 27, “Come la folgore viene da Oriente e brilla fino a Occidente, così sarà la venuta del figlio dell’uomo”, dia uno sguardo panoramico sui tempi a venire. Teniamo presente che aveva appena detto, con specifico riguardo a Gerusalemme, che “…vi sarà una tribolazione grande, quale non vi è stata dall’inizio del mondo fino ad ora, né mai più vi sarà”: questo è un riferimento a tutte le sofferenze patite prima, durante e dopo l’assedio, con l’apparire di falsi messia e profeti ma, non risultando che questi abbiano compiuto “grandi e potenti miracoli” pur avendoli promessi, credo che dobbiamo per forza pensare che qui il panorama vada oltre l’anno 70.

Quanto letto “(se) qualcuno vi dirà: «Ecco, il Cristo è qui o: È là»”, mi viene in mente quanto questo parlare sia simile all’annuncio, certo veritiero, di Andrea a suo fratello Simone quando gli disse “Noi abbiamo trovato il Messia” (Giovanni 1.41) o a Filippo, che così parlò a Natanaele: “Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i profeti, Gesù, figlio di Giuseppe, di Nazareth” (1.45). Certo questa frase, presumo ripetuta tante altre volte a quanti incontravano soprattutto quando furono inviati in missione, si fondava su solide basi, ma la stessa sarà proposta in maniera fuorviante, e con modalità dettate dall’Avversario, agli uomini i cui nomi non sono scritti nel libro della vita che a quella crederanno.

I “falsi cristi” e i “falsi profeti” è scritto che “sorgeranno”, che dal verbo “eghéiro” potremmo tradurre anche con “si desteranno”, “si innalzeranno”, “saranno suscitati”: dal loro nulla, senza una genealogia come quella di Gesù, senza alcuna credenziale da parte di Dio compiranno comunque “grandi e potenti miracoli”, ma dobbiamo crederci quali. Sono restio a pensare che si tratti di guarigioni di ciechi e zoppi, guarigioni da démoni e simili, ma piuttosto conquiste e grandi risultati a livello politico e sociale, quelli che Israele si attendeva allora come oggi, che gli diano motivo per credere nel Messia che attendono ancora. E qui la mia mente va al terzo Tempio, ancora a venire.

Leggo in una pubblicazione ebraica: “Uno tra i principali compiti del Messia sarà la ricostruzione del Bet Hamikdàsh a Gerusalemme. Si tratta del terzo santuario che rimarrà edificato in eterno, secondo la profezia di Ezechiele 37.26-28. La ricostruzione del terzo santuario dimostrerà che il Messia è il Messia definitivo e solo quando vedremo che tutto si verificherà e sarà compiuto lo considereremo come il vero Redentore”. Qui si tratta credo di uno dei segni più grandi che caratterizzeranno quello stadio importante, il terzultimo in cui opererà la triade satanica, 666, in cui verrà ricostruito il terzo Tempio là dove attualmente sorge la moschea di Al-Aqsa, ma quante persone hanno creduto nei vari imperi che si sono succeduti da quello Romano all’Unione Europea? Quanti inganni si nascondono dietro tutte quelle istituzioni mondiali che attualmente agiscono apparentemente nell’interesse dell’umanità, ma che preparano in realtà il suo totale asservilimento a un Governo Mondiale, che esiste già in embrione a livello economico? Abbiamo recentemente affrontato il discorso terremoti, ma non di quelli che si dice vengano provocati.

William Cohen, segretario del Ministero della Difesa americano, in una conferenza stampa nel 1997 ha dichiarato che “anche gli altri sono impegnati in un tipo di eco-terrorismo basato sull’alterare il clima, e sul provocare terremoti ed eruzioni vulcaniche a distanza attraverso l’uso di onde elettromagnetiche”. Entriamo in un campo assolutamente incerto anche perché, come iniziato ad accadere quando Internet è stato sempre più controllato e diretto dai Governi, si è nell’impossibilità di verificare compiutamente le notizie: ciò che viene presentato come plausibile, può essere falso, chi denuncia un fatto particolare viene tacciato di complottismo e ciò può essere vero oppure no perché comunque sia il risultato è raggiunto, vale a dire la destabilizzazione del normale orientamento della persona, che non sa se credere a determinate notizie (si vedano ad esempio le scie chimiche, di cui si parla a ondate) o a rifugiarsi nei più tranquillizzanti programmi di intrattenimento offerti dalle televisioni che non fanno altro che promuovere l’ignoranza e diffondere il non ragionamento, la non cultura. In proposito, l’Italia è all’ultimo posto in Europa nella capacità di lettura di un testo scritto, la gente usa sempre meno vocaboli, ha perso la ricchezza del linguaggio e con essa dei concetti e la capacità di un pensiero ricco e autonomo, con la complicità dei social, delle e-mail, della messaggistica sempre più veloce e meno ricca di contenuti. L’obiettivo, direi raggiunto, è che la maggioranza delle persone cerchi solo ed esclusivamente l’immediato, che il pensiero critico sia assente, o al limite pilotato.

Le parole di Gesù “…così da indurre, se possibile, anche gli eletti” sono in questo contesto estremamente consolatorie: da un lato ci sono “gli eletti”, persone che non hanno alcun merito salvo quello – se può definirsi tale – di avere creduto in Lui. Questi sono protetti, la loro funzione non è quella di fare miracoli, ma di agire secondo la Grazia che gli è loro stata fatta, ma siccome è scritto che sono pecore che “non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano” (Giovanni 10.28), sarà impossibile che credano a quei falsi cristi e profeti. E poiché sono convinto che per “eletti” si intendano tanto coloro che credono quanto quelli che crederanno, è possibile che il discorso di Gesù in questo contesto sia rivolto a quanti, in Israele, accetteranno il Nome di Gesù nella “Gran tribolazione”, alla luce della frase sul lampo da Oriente a Occidente che esamineremo.

I “falsi cristi” e i “falsi profeti” possiamo vederli come dei precursori, così come Giovanni Battista lo fu per Nostro Signore, dell’empio per eccellenza, quello di cui parla l’apostolo Paolo nella sua seconda lettera ai Tessalonicesi: “Allora l’empio sarà rivelato e il Signore Gesù lo distruggerà con il soffio della sua bocca e lo annienterà con lo splendore della sua venuta. La venuta dell’empio avverrà nella potenza di Satana, con ogni specie di miracoli e segni e prodigi menzogneri e con tutte le seduzioni dell’iniquità, a danno di quelli che vanno in rovina perché non accolsero l’amore della verità per essere salvati. Dio perciò manda loro una forza di seduzione, perché essi credano alla menzogna e siano condannati tutti quelli che, invece di credere alla verità, si sono dati all’iniquità” ( 2. 7-12).

Penso a quanto oscure possono essere sembrare queste parole ai cristiani di Tessalonica, e a quanto possano risultare per noi sempre più nitide, alla luce degli eventi di cui siamo testimoni come credenti degli anni 2000: abbiamo letto di “ogni specie di miracoli e segni e prodigi menzogneri”, quindi tutto il repertorio possibile. Già un caro fratello, nel 1979, mi spiegava che il verso relativo alla Bestia in Apocalisse 13.3, “Una delle sue teste sembrò ferita a morte, ma la sua piaga mortale fu guarita” era riferito al muro di Berlino che un giorno sarebbe caduto, cosa che avvenne il 9 novembre 1989, questo per dire che quel giorno avvenne l’impensabile, fu un evento che ebbe una risonanza enorme, mondiale, salutato come un immenso passo avanti nella strada verso un’Europa finalmente unita. Difficile pensare ad un miracolo più grande, in termini politici, ma ne seguiranno altri. In scala enormemente minore, mi vengono in mente i festeggiamenti che vi sono stati in Svizzera quando fu inaugurato nel 2016 il nuovo traforo ferroviario del Gottardo, attualmente il più lungo e più profondo del mondo, in cui venne messo in scena uno spettacolo con simboli chiaramente esoterico-satanici. E chi vuole, può cercare in Internet il filmato, analizzarlo nei suoi simboli e rendersi conto di persona di quanto scritto. Anche questo credo rientri nei “miracoli” e così tanti altri sui quali non mi pare sia il caso di dilungarsi, stante il carattere spirituale di questo scritto.

 

Proseguendo nella lettura della seconda lettera ai Tessalonicesi, vediamo che tutte queste iniziative dell’Avversario e dei Governi, che poi altro non sono che una Sua emanazione, sono rivolte a una precisa categoria di persone, quella “di coloro che vanno in rovina” cioè seguono una via che paragono a quella di un nastro trasportatore: lì in piedi, immobili, senza reazione alcuna, sono ricettivi a “una forza di seduzione” che Dio ha mandato loro non perché sia malvagio e abbia voluto deliberatamente condannarli, ma semplicemente perché il tempo a disposizione per ravvedersi è scaduto, perché si può essere morti anche vivendo. Abbiamo letto infatti “invece di credere alla verità, si sono dati all’iniquità” cioè, banalmente, a ciò che non è giusto. Non a caso c’è una Bestia che sale “dal mare”, figura dei popoli in tumulto, e un’altra che sale “dalla terra”, cioè dal basso, provenienza che ci parla di istinto, di elementi non nobili, di pesantezza, di assenza di qualsiasi contrassegno nobile. Mare e Terra che sono gli unici due elementi che formalo la superficie del nostro pianeta, non vi è nulla che venga dal cielo.

Altro passo degno di nota, a conferma del fatto che tutto è intimamente legato e connesso, che nel tempo si dipana, si srotola come una bobina che gira lentamente, ma senza mai fermarsi, lo troviamo nella seconda lettera di Pietro, personaggio che più degli altri Undici fu trasformato radicalmente dalla Grazia e dallo Spirito, che in soli tre versi sembra tracciare una storia del cristianesimo da punto di vista spirituale: “Ci sono stati anche falsi profeti tra il popolo, come pure ci saranno in mezzo a voi falsi maestri, i quali introdurranno fazioni che portano alla rovina, rinnegando il Signore che li ha riscattati. Attirando su se stessi una rapida rovina, molti seguiranno la loro condotta immorale e per colpa loro la via della verità sarà coperta di disprezzo. Nella loro cupidigia vi sfrutteranno con parole false, ma per loro la condanna ormai è in atto da tempo e la loro rovina non si fa attendere” (2.1-3).

C’è un particolare, in queste parole, che forse passa inosservato e cioè che Pietro parla di due categorie di persone, “falsi profeti” e “falsi maestri”: non sono la stesa cosa perché il “profeta” è una figura che appartiene più all’Antico Patto, ma il “maestro”, pur essendo una categoria presente anche nell’antico Israele, ha più attinenza con la Chiesa. Il Profeta à colui che parla dietro espresso ordine di Dio nel senso che porta un messaggio specifico, ma il maestro è chi insegna, sviluppa la dottrina. I profeti sono citati nell’elenco dei doni nella Chiesa (Efesi 4.11), ma i maestri sono quanti, con la loro condotta, sviluppano temi già presenti, li raccordano, li connettono, li espongono. Il maestro si sviluppa col tempo, la rivelazione, la sofferenza, la ricerca prima di tutto nello Spirito, un fine che esclude il vanto, l’orgoglio e soprattutto il tornaconto personale perché leggiamo “Fratelli miei, non siate in molti a fare da maestri, sapendo che riceveremo un giudizio più severo” (Giacomo 3.1).

Il “falso maestro” è tale in primo luogo di fronte agli occhi di Dio, cui nulla sfugge. La qualifica che ha assunto è alla base della propria condanna sulla quale cresce e si sviluppa. Se messo alla prova da chi mette in pratica l’invito di “provare gli spiriti per vedere se sono da Dio”, soccombe. Non porta in sé alcuno dei frutti dello spirito menzionati in Galati 5.22,23 agendo per distogliere i semplici dal loro cammino, guidandoli verso posizioni sbagliate, metodi devianti che possono compromettere seriamente il rapporto con Cristo. E di questo porteranno una responsabilità enorme e un castigo proporzionato al male fatto.

Concludendo, le parole del verso 25, “Ecco, ve l’ho predetto”, costituiscono la firma di Gesù a quanto finora esposto, stanno a indicare il fatto che in quel momento sta dando ai discepoli le chiavi per comprendere e riconoscere i tempi a venire, che si tratti dell’imminente rovina della città simbolo dell’ebraismo o di tutti gli altri, bui se non illuminati dalla Sua presenza. Amen.

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